CREARE UN’ETICHETTA ALIMENTARE PER GLI U.S.A.: CONSIGLI A STELLE E STRISCE
Come realizzare un’etichetta alimentare per gli U.S.A. perfettamente “compliant”?
Prendendo spunto dal precedente articolo dedicato ad una introduzione generale all’etichettatura degli alimenti per l’estero, iniziamo oggi una serie di approfondimenti dedicati all’etichettatura di ciascun Paese, per capire sotto quali aspetti questa si differenzi dalle regole Europee con le quali più comunemente ci confrontiamo.
Il Paese cui dedichiamo il primo di questi approfondimenti sono gli Stati Uniti.
Quali sono dunque le principali regole da seguire per realizzare una “star spangled label” a regola d’arte?
Negli U.S.A. ci sono diverse agenzie federali che si occupano delle norme relative alla commercializzazione di alimenti. Tra queste, le due maggiori sono la Food and Drug Administration e lo United States Department of Agricolture che si differenziano per gli ambiti di competenza.
Per semplificare, possiamo dire che la maggior parte degli alimenti ricade nella competenza dell’FDA, mentre lo USDA entra in gioco quando si tratta di carni rosse, carni bianche, uova, prodotti agricoli ecc.
Prima domanda: cosa fare quando un prodotto “contiene” carne dei tipi sopra citati ma non si può considerare un prodotto carneo a se stante?
In questo caso il nostro Ministero della Salute ci aiuta con un chiarimento, secondo il quale “un prodotto contenente carne rientra nelle competenze dell’FDA quando contiene non più del 2% di carni cotte e/o del 3% di carni crude”. Quando queste soglie sono superate, bisogna fare riferimento ai requisiti stabiliti dallo USDA, che sono leggermente diversi da quelli dell’FDA.
Per praticità, in questa sede tratteremo solamente quanto richiesto proprio dall’FDA per riuscire a realizzare un’etichetta alimentare per gli U.S.A. perfettamente “compliant”.
La normativa di riferimento
La normativa di riferimento è dunque il Code of Federal Regulations (d’ora in poi C.F.R.), Title 21, all’interno del quale è possibile reperire la maggior parte delle informazioni necessarie. È necessario però approcciarsi a questa norma con molta cautela e attenzione. Per chi è abituato a consultare le norme Comunitarie infatti, confrontarsi con l’approccio normativo Statunitense può essere un piccolo shock.
La norma è estremamente complessa, fin troppo esaustiva e con continui rimandi ad altri articoli o commi. Se uniamo a tutto ciò, il fatto che la lunghezza totale supera abbondantemente quella del nostro Reg. U.E. 1169/11, il risultato sarà una mole di informazioni molto difficile da gestire.
Come ulteriore nota, c’è da aggiungere che, essendo gli U.S.A. una Nazione Federale, tutte le normative contenute nel C.F.R., si applicano a ciascuno dei 50 Stati. Tuttavia, laddove il C.F.R. sia manchevole, ciascuno Stato può legiferare liberamente secondo le proprie esigenze (il caso più noto è quello della data di scadenza/preferibile consumo, non previsto dal C.F.R., per il quale alcuni Stati hanno introdotto l’obbligo e altri no…).
Cerchiamo quindi di fissare alcuni aspetti chiave, che ci aiuteranno a districarci nel variegato mondo dell’etichettatura a stelle e strisce e a realizzare un’etichetta alimentare per gli U.S.A. a norma di legge.
Le definizioni
Cominciamo con le definizioni; alcune di queste sono molto importanti e sono assolutamente necessarie al momento di realizzare un’etichetta. Le seguenti tre, sono le più importanti:
- Principal Display Panel (PDP) – la parte del packaging che più probabilmente sarà esposta al consumatore al momento dell’acquisto
- Information Panel – parte del packaging immediatamente alla destra del Principal Display Panel
- Intervening material – tutte le diciture in etichetta che non sono espressamente richieste dalla FDA
Le indicazioni obbligatorie
Continuiamo poi con gli elementi obbligatori in etichetta, che dovranno essere inclusi seguendo le indicazioni che vedremo di seguito:
- Nome prodotto
- Quantità netta
- Tabella nutrizionale
- Elenco ingredienti
- Allergeni
- Dati aziendali
- Origine
Per quanto riguarda il posizionamento delle informazioni, questo aspetto, insieme alla tabella nutrizionale, è probabilmente il più difficile da digerire per chi abbia utilizzato finora un approccio “Europeo”. Tranne rarissime eccezioni, nelle etichette destinate al mercato della U.E. il posizionamento delle informazioni è praticamente irrilevante dal punto di vista normativo. Non è così per gli U.S.A. dove le informazioni hanno la loro precisa collocazione.
La dimensione minima dei caratteri
Se ciò non bastasse, esistono anche delle precise indicazioni relative alla grandezza dei caratteri (un concetto che ci è sicuramente più familiare).
Rispetto alle dimensioni minime previste per l’Europa (1,2 mm), negli U.S.A. la maggior parte delle informazioni deve essere riportata con una dimensione minima di 1,6 mm, con un incremento quindi del 25%, che potrebbe causare più di qualche problema a chi abbia un’etichetta con poco spazio a disposizione.
Ci sono alcune eccezioni a questa regola, che affronteremo più avanti.
Il posizionamento delle informazioni
Iniziamo con il posizionamento delle informazioni. Se il packaging lo consente e se l’azienda è disposta a farlo, tutte le sopra menzionate informazioni obbligatorie possono essere riportate sul PDP.
Questo spesso non si sposa con le scelte di marketing aziendali, laddove il fronte del packaging deve essere accattivante per il cliente. Quindi, ipotizzando che questa opzione venga bypassata, come comportarsi?
Sul PDP devono obbligatoriamente essere riportate almeno due delle suddette informazioni: il nome prodotto e la quantità netta.
Tra l’altro questi due elementi sono quelli per cui sono previste le eccezioni alla dimensione dei caratteri di cui sopra.
Il nome prodotto
Il nome prodotto infatti deve comparire in etichetta come un elemento prominente, in modo che il consumatore sappia immediatamente cosa sta comprando.
Per questo motivo, il nome prodotto deve essere scritto con caratteri grandi almeno la metà della scritta più grande presente sul PDP (es. se è riportato il marchio aziendale con caratteri alti 10 mm, allora il nome prodotto dovrà essere scritto con caratteri alti almeno 5 mm).
Questo va inoltre scritto parallelamente alla base del contenitore. Come avviene dalle nostre parti, laddove esista un nome stabilito da una norma, questo dovrà essere utilizzato. In sua assenza, è possibile utilizzare un nome comunemente accettato o un nome descrittivo. Interessante notare che, se la natura del prodotto è chiaramente comprensibile dall’esterno (es. packaging trasparente), allora sarà possibile utilizzare un nome di fantasia al posto del nome prodotto.
La quantità netta
La quantità netta invece sarà presentata con caratteri la cui grandezza varia in base alle dimensioni dello stesso PDP, secondo la seguente tabella:

Da notare che la quantità netta andrà espressa sia in unità metriche decimali che in unità americane (once, libbre, galloni ecc) e andrà riportata nel 1/3 inferiore del PDP, avendo cura che la sua leggibilità non venga oscurata da altre informazioni (diciture, immagini, ecc.).
Stabilito quindi cosa scrivere sul PDP, passiamo alle altre informazioni. Tre di queste, nello specifico elenco ingredienti (e allergeni), tabella nutrizionale e dati aziendali (e origine), devono comparire sull’information panel, senza nessun intervening material tra di loro.
L’elenco ingredienti
Per quanto riguarda l’elenco ingredienti, non vi sono raccomandazioni particolari, se non quella di riportarli in ordine decrescente di peso. Alcune differenze invece sono da segnalare riguardo gli allergeni.
L’elenco allergeni
La FDA riconosce 8 “major allergenes”, vale a dire quelli responsabili del 90% delle reazioni allergiche nella popolazione. Questi sono: latte, uova, pesce, crostacei, frutta a guscio, grano, arachidi, soia.
Questi allergeni, se presenti, devono essere esplicitamente indicati all’interno dell’elenco ingredienti oppure, in alternativa, mediante la dicitura “Contains:” seguita da tutti gli allergeni presenti, scritta subito di seguito all’elenco ingredienti.
Per quanto riguarda frutta a guscio, crostacei e pesce, i singoli alimenti devono essere elencati se presenti (es. gamberi, nocciole, merluzzo), invece di fornire l’indicazione generica. Da notare che, mantenere la forma grafica degli allergeni secondo il Reg. 1169/11 (grassetto, sottolineato, corsivo ecc) può costituire un problema in quanto può confondere il consumatore che non è abituato ad una tale indicazione.
Ancora, diciture quali “può contenere tracce di…”, “prodotto in uno stabilimento che utilizza anche…” non sono contemplate dalla norma e quindi andrebbero eliminate.
I dati aziendali
Passiamo ai dati aziendali. Questi possono essere quelli di produttore, oppure confezionatore, oppure distributore.
Deve comparire la ragione sociale e l’indirizzo e, in caso il nome fornito non sia quello dell’attuale produttore, deve essere aggiunta una dicitura quale “manufactured for” o “distributed by” o similari. Insieme ai dati aziendali è necessario indicare l’origine del prodotto con diciture quali “product of…”.
Piccola nota a margine, relativa alle lingue utilizzabili in etichetta. Nulla osta a realizzare un packaging multilingua, con la clausola che tutte le informazioni presenti in etichetta debbano comparire sia in Inglese che nella/e lingua/e presente/i.
La tabella nutrizionale
Osserviamo le caratteristiche principali di una tabella standard, per comprendere le principali differenze tra quella U.S.A. e quella Europea. Cominciamo con gli elementi obbligatori, che sono molti di più:
- Energia (espressa solo come calorie)
- Grassi
- Grassi saturi
- Grassi trans
- Colesterolo
- Sodio
- Carboidrati
- Fibre
- Zuccheri
- Zuccheri aggiunti
- Proteine
- Calcio
- Ferro
- Potassio
- Vitamina D
Passiamo poi alla presentazione di queste informazioni. Una tabella standard potrebbe essere come quella di seguito:

Ci sono moltissimi elementi che si discostano sensibilmente dall’impostazione di una tabella Europea. Forse il più importante è quello relativo alla “serving size” cioè alla porzione consumabile.
Per ciascuna categoria di alimenti, sono infatti presenti delle tabelle che ci indicano quale debba essere la porzione di riferimento per quel particolare alimento (es. la porzione di riferimento per i biscotti è 30g). Tutti i valori presenti in tabella devono fare riferimento a quella porzione (e non ai canonici 100g cui tutti siamo abituati).
Esistono numerose eccezioni a questa forma di presentazione (tabelle semplificate, tabelle lineari, tabelle su due colonne ecc), utilizzabili a seconda della situazione. Alcuni aspetti particolari: nella parte destra sono presenti le “% Daily Values%, cioè la % di quel nutriente che viene assunto, rispetto al quantitativo giornaliero raccomandato, consumando una porzione di alimento; la voce “added sugars” riguarda gli zuccheri non naturalmente presenti nel prodotto ma aggiunti in fase di produzione (perciò sono l’unico valore in tabella che non è possibile ricavare mediante analisi di laboratorio); il valore di Carboidrati dichiarato include sempre anche quello delle fibre.
Questo articolo non pretende (e non può) essere esaustivo in merito all’etichettatura degli alimenti destinati agli U.S.A., ma può sicuramente essere un punto di partenza per iniziare a ragionare su come realizzare un’etichetta alimentare per gli U.S.A. conforme ai dettami del C.F.R.